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Mostra personale di Sandro Frinolli Puzzilli alla Cristina Ciullo Art Gallery

08/04/2018

Dall'8 Aprile al 6 Maggio la Galleria d'Arte Cristina Ciullo espone con una mostra personale le opere di Sandro Frinolli Puzzilli. Ci sono 15 opere facenti parte del progetto "Cromaliti".

 

Intervista a Sandro Frinolli Puzzilli a cura di Cristina Ciullo Art Gallery

  1. Parlaci del tuo lavoro, la tua tecnica o tecniche, i materiali, l’idea progettuale.

Dalla fotografia alla pittura, l’arte è un gioco meraviglioso che da sempre mi fornisce alibi per poter raccontare incontri e visioni, fantasticando, interpretando, a volte denunciando altre manipolando. La fotografia mi ha trasmesso il rigore compositivo, la comprensione dei volumi, la lettura del circostante e la conseguente cattura della scena. La pittura altresì mi ha donato la possibilità di creare dal nulla, dalla tela bianca costruire una storia di vita inserendo gli elementi che andranno a comporla partendo da lievi tratti a matita, che via via si riempiono di colore e significato.

Nel progetto “Cromaliti” l’idea genitrice è nata dal voler eleggere i toni cromatici a soggetto principale a prescindere dalle scene e dai soggetti rappresentati, esaltando e celebrando le gradazioni dei colori. Le opere di questo progetto sono realizzate partendo da una base fotografica e proseguite nella lavorazione con tecniche pittoriche e arte digitale fino a trovare destinazione finale stampate su carta fotografica. Una carta di 300 grammi lucida e con caratteristiche che favoriscono la rappresentazione dei contrasti elevati e dei cromatismi saturi.

  1. Cosa ti stimola creativamente?

Poter raccontare tutto ciò che riguarda la natura e le sue manifestazioni, l’essere umano e la raffigurazione dei suoi sentimenti, stati d’animo e azioni. Spesso nelle azioni degli essere umani troviamo la comprensione di tutta una serie di meccanismi emozionali, culturali e caratteriali che vanno oltre il semplice gesto.

Mi ritengo un curioso osservatore del circostante, la fotografia mi ha educato a guardare con attenzione le scene che si sviluppano dinanzi ai miei occhi e l’abitudine di confinare lo sguardo all’interno di un mirino mi ha insegnato a selezionare accuratamente il racconto fotografico escludendo gli elementi di disturbo che, distraendo, contaminerebbero il risultato finale. Questa pratica, prima ad appannaggio esclusivo di chi usava con professionalità e metodo la macchina fotografica, ora è attuabile anche in fase di post produzione, grazie ai programmi di elaborazione digitale e fotoriticco. Io sfrutto entrambe le possibilità realizzative, sono un fermo assertore che l’obiettivo finale è il risultato e non i metodi e gli strumenti.

  1. Qual è la prova del nove per capire se per te un'idea è buona o no?

Considero le idee, tutte, delle meravigliose proiezioni del fantastico che è in ognuno di noi, per questo credo che ogni progetto in fase elaborativa sia un potenziale segno geniale e come tale da tenere in grande considerazione.

Altra discorso è sviluppare l’idea fino a renderla opera d’arte, non dipende soltanto dall’esperienza e dalle capacità creative, molto influisce dove ci conduce lo stato d’animo che si crea mentre si lavora la presunta opera. Talvolta tradisco l’idea madre per lasciarmi convogliare verso altri concetti realizzativi anche distanti dall’input iniziale.  

Per rispondere però, con precisione, alla tua domanda posso dirti che secondo me soltanto il responso della critica e del pubblico può acclarare se l’idea è stata buona o meno, ciò non toglie che è nel diritto di ogni artista amare alcune proprie opere più di altre a prescindere dal successo riscontrato.  

  1. Quali sono i riferimenti artistici e culturali che ti hanno maggiormente influenzato nel corso del tempo?

Nel mio immaginario e probabilmente non solo nel mio, la parola arte conduce istintivamente all’impressionismo, poi allargando l’analisi mi rendo conto che ho studiato e apprezzato trasversalmente molta l’arte, da quella fotografica a quella pittorica. Essendomi cimentato in diversi generi e tecniche, pur avendo seguito e amato molti dei grandi artisti, mi piace pensare di non aver subito un influenza tale da essere vincolato e costretto in un purismo radicale.

  1. Qual è il tuo rapporto con il pubblico? Come vedi il rapporto tra società e arte in questo periodo storico?

Per una questione caratteriale non mi piace prendermi troppo sul serio, mi diverte fare arte e quando arrivano riconoscimenti, pur apprezzandoli molto, preferisco non soffermarmi in ostentati entusiasmi, anche se sarebbe ipocrita nascondere l’importanza delle approvazioni e dei plausi, ti danno in qualche modo la misura del valore di ciò che fai con tanto amore e passione.  

Il rapporto tra arte e società è sotto alcuni aspetti conflittuale, legato molto allo spazio che la società riserva all’arte, non parlo di quella dei grandi artisti che giustamente trovano spazi espositivi in gallerie e musei importanti, mi riferisco invece della poca attenzione delle istituzioni verso l’arte considerata emergente, si investe poco nell’offrire visibilità ad artisti giovani e soluzioni artistiche innovative. Il contemporaneo inteso come espressione, dovrebbe essere considerato maggiormente un investimento futuro sia culturale che economico, non va dimenticato che l’arte è anche un grande business e potrebbe essere sviluppato con una politica più attenta al fenomeno.

  1. Artisti, galleristi, Istituzioni. Cosa pensi del sistema dell’arte contemporanea del nostro Paese?

Artisti e galleristi dipendono gli uni dagli altri, in un continuo succedersi nel cercarsi e proporsi, in un rapporto fatto di reciproche aspettative economiche e di successo. Dal mio punto di vista i galleristi, solo alcuni lo fanno, dovrebbero puntare maggiormente alla vendita delle opere aumentando i contatti con i collezionisti, gli artisti da parte loro, dovrebbero prendere in considerazione che esporre a pagamento, oramai divenuto routine, pur essendo un necessario investimento su se stessi per ottenere visibilità, in molti casi ha un ritorno molto limitato in termini di prestigio e popolarità. 

Nell’arte contemporanea si respira un grande fermento, la storia dell’arte ci ha insegnato che in seguito a periodi così apparentemente disordinati si arriva alla nascita di movimenti artistici capaci di trovar posto nella storia.

Stanno cambiando le modalità di fare e riconoscere l’arte, le piattaforme di presentazione evolvono al pari delle tecnologie con conseguente maggiore fruibilità degli osservatori, la critica è più coraggiosa nel valutare il nuovo che avanza e di tutto ciò ne beneficia la libertà creativa.